sabato 3 marzo 2012

Recensione DEADLY CARNAGE

Deadly Carnage - Sentiero II: Le Ceneri
(2011, ATMF
Avantgarde Black Metal

Non vorrei sembrare un recensore di manica larga per il fatto che in media si possono riscontrare più recensioni positive che negative ad opera del sottoscritto. Ma davanti a queste piccole perle sonore, non si può non riconoscere ed apprezzare il lavoro che c’è stato dietro, specialmente quando riguarda band emergenti o comunque appartenenti all’underground, e destinate a restarci finché la scena mainstream avrà spazio solo per gli abomini sonori prodotti dai talent show o dalle congiure commerciali delle etichette major.
Inizio col precisare una cosa: la scelta del genere musicale ad inizio recensione è sempre inserito a discrezione di chi scrive, e quindi non me ne voglia nessuno se ho usato impropriamente il termine “avantgarde”: non saprei in quale altro modo definire un black metal che ama allontanarsi dai lidi classici del genere per spaziare in contaminazioni anche molto lontane dal panorama black. Perché alla fine è questo il black metal dei Deadly Carnage: black metal nelle sue radici ma associato in contesti musicali mutevoli, che stranamente non fanno perdere credibilità al lavoro ma piuttosto significano innovazione, con un risultato più che dignitoso.
Sei tracce, sei piccoli capitoli di un complesso ed introspettivo lavoro condito da liriche intelligenti, da leggere e meditare. Ognuna delle sei tracce, pur restando black metal fino al midollo, si associa ad un diverso genere. “Guilt of discipline” la definirei avantgarde per eccellenza, è molto facile infatti notare assonanze con gli Arcturus, fra i più rinomati portabandiera del genere. Subito dopo troviamo “Parallels”, con un sapore “neo-folk” che mi hanno riportato alla mente gli Ulver, i Wyrd e anche gli Opeth (per le malinconiche parti acustiche). Si passa quindi ad una mini-suite in due parti chiamata “Epitaph”, indubbiamente la parte più feroce del disco, black metal nudo e crudo nella sua prima parte, che si calma leggermente nella seconda assumendo un tempo più “andante” e trascinante. Eccoci poi a “Growth and new gods”, la mia preferita dell’album, liquida, disperata, onirica e trascinante… associabile agli immensi Dark Fortress, nei loro capolavori “Séance” ed “Ylem”. In conclusione troviamo “Ceneri”, lungo brano semi-acustico interamente in lingua italiana e cantato dai tre “vocalist” della band: ognuno di loro ha un timbro molto particolare e diversissimo dagli altri, quindi sia per quello sia per il loro modo di approcciarsi ed “interpretare” il testo, creano un’ambientazione sonora molto convincente e di assoluto impatto.
Quarantuno minuti sono però forse troppo pochi: non si fa in tempo ad elaborare il disco in testa che è già finito. Ma si può sempre mettere il replay.

Voto: 7,5

Tracklist:
1 – Guilt of discipline
2 – Parallels
3 – Epitaph (part I)
4 – Epitaph (part II)
5 – Growth and new gods
6 – Ceneri


Video: (Growth and new gods)


Pagine:
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Grewon