mercoledì 14 dicembre 2011

Recensione THE RITUAL

The Ritual - Beyond The Fragile Horizon
(2011, Bakerteam Records)
Speed/Metalcore


Qualche giorno fa ho ricevuto un’email da Marco Pastorino, chitarrista dei Secret Sphere, una Progressive/Power band italica che io ho praticamente quasi idolatrato da sempre: sebbene siano rimasti relativamente nell’underground (colpa di un mercato musicale malato che premia solo le schifezze e nasconde i talenti autentici), hanno dimostrato con i fatti e in più riprese di essere una band validissima sotto ogni aspetto. Ricevere una mail da Marco scatenò un brivido di emozione lungo la mia spina dorsale, anche se la richiesta non era di recensire un nuovo lavoro dei Secret Sphere, ma il debut album del suo side-project, i “The Ritual”, che a parte pochissime influenze, si discostano diametralmente dal Power Prog tipicamente italiano con cui nel quindicennio appena trascorso ci hanno deliziato le orecchie band del calibro di Vision Divine, Labyrinth, Secret Sphere, Athena.
Qui la musica è letteralmente cambiata: la musica dei The Ritual si associa invece alla scena tipicamente Hardcore, che attualmente vede come maggiori esponenti i Bullet For My Valentine, band purtroppo bistrattata dai metallari “true” e amanti dell’old school, e che d'altronde disprezzano tutta la scena Metalcore in genere.
Ma non è tutto: nel disco sono chiaramente visibili alcune leggere metafore sonore che ci ricordano l’AOR dei Vision Divine col sommo Michele Luppi alla voce (in “Jason on the river”), assoli di Progressive oscuro sulla falsariga dei Dream Theater di “Train Of Thought” (in “Hysterya & madness”), avanzamenti Catchy e un po’ Hardcore (in Shoot me), ballate elettroniche dal sapore “Hoobastankiano” (in “Without”). “Beyond The Fragile Horizon” tuttavia è nel complesso coerentemente Metalcore, ma si discosta dalla massa di questo saturato genere grazie a un elevatissimo livello tecnico (e che i Bullet For My Valentine possono soltanto sognare), ma anche stranamente di un buon songwriting e particolarità delle tracce. Particolare abbastanza bizzarro, in quanto la caratteristica peculiare del Metalcore è proprio quella di essere generalmente monotono e di presentare i soliti ritmi e melodie, perché il suo scopo è quello di far pogare (o, usando un termine dei bimbiminkia poser, “moshare”) ai concerti, puntando su un feeling energetico piuttosto che sull’originalità compositiva, qualità quest’ultima che invece sembra non mancare affatto nell’album dei The Ritual, anche se tuttavia risulta incatenata nei dettami del genere principale che in un certo senso limita l’impareggiabile talento dei musicisti di questa band. Il cantato, sebbene non sia tecnicamente una cima e si faccia prevalentemente “appoggiare” da cori ed effetti (ma è il Metalcore che lo chiede!) si fa comunque notare per la pronuncia inglese più che discreta.
Difetti evidenti? Si, uno: mentre la prima metà del disco è di una notevole bellezza e originalità compositiva, nella seconda metà il ritmo cala e si fa meno incalzante, e anche l’attenzione cala con lui.
In sostanza: ai fanatici del Thrash/Death tradizionale o comunque del metal estremo non posso garantire che il disco piacerà, di probabilità credo ne abbia poche. Ma generalmente ne consiglio l’acquisto e l’ascolto, perché di frecce al proprio arco ne ha diverse: se la scena Metalcore avesse più dischi come “Beyond the fragile horizon”, sicuramente godrebbe di molta più considerazione e popolarità.

Grewon

Tracklist:
01 – Beyond the fragile horizon
02 – Show me what you can do
03 – Jason on the river
04 – Hysteria & madness
05 – Shoot me
06 – Without
07 – Together
08 – The slave
09 – The liar
10 – Nothing is the same (sacrifice)

Contatti:
http://www.myspace.com/theritualthrash