sabato 28 maggio 2011

Recensione - VIOLENTOR


VIOLENTOR – Violentor
(2011, EBM Records)

30 minuti. E’ questa la durata dell’album dei toscani Violentor. 30 minuti in cui la band vi rapirà e vi conquisterà sicuramente stordendovi con la loro carica Speed/Thrash di ottima fattura! Passati questi 30 minuti vi ritroverete come me a dire: “Sto cazzo che album!” e già qui si potrebbe chiudere la recensione, ma sarebbe ingeneroso verso chi vuole saperne di più, e quindi andiamo avanti.
Cercando online la bio della band ho trovato solo la scritta: “Go to Hell” e quindi saltiamo i cenni preliminari dicendo solo quello che si sa, e cioè che vengono precisamente da Lucca/Firenze e che in formazione milita il bassista dei più noti, ma altrettanto casinari Devastator.
Finiti i convenevoli di rito passiamo all’aspetto prettamente musicale: come detto in precedenza la band spacca di brutto, il sound è grezzo e fottutamente caldo, grazie a quel sapore old school dannatamente arrapante per uno come me che sui modernismi iper-pompati ci piscia sopra.
Attitudine: è questa quella che sembra essere la parola chiave dei Violentor,  e ciò trasuda da ogni singola nota, nonché da ogni parola urlata dal ruvido cantante chitarrista Ale, il quale dal timbro di voce sembra essere un figlioccio bastardo del leggendario Lemmy dei tempi d’oro, stesso cantato sporco di fumo e whisky, stessa rabbia e tanta voglia di prendere a calci in culo chiunque capiti sotto tiro.
Proprio a proposito di Lemmy, c’è da dire che la band potrebbe benissimo meritare di essere accomunata ai Motorhead (ma anche Baphomet’s Blood direi) visto che l’influenza è pesante e palese (forse rispetto ai miti hanno una batteria leggermente più incalzante che fa pendere l’ago della bilancia più sul Thrash che sull’Heavy) ma così facendo rischieremmo di liquidarli come una qualunque band di emuli ben riusciti, e questo non è sicuramente il loro caso, la band ha personalità e carisma tali da poter brillare di luce propria, e in questo album gli episodi che lo confermano ci sono eccome: l’incazzatissima AWAKENED IN DEATH in cui il singer sembra sputare l’anima, la tankardiana MY STOMACH STRONG AND FIT, ma soprattutto WE HATE ALL che, come prospettato dal titolo, è un fanculo collettivo! Queste su tutte, ma potrebbero benissimo essere citate indifferentemente anche tutte le altre.
Ottima anche cura dei testi, alcolici e graffianti come si conviene, che si integrano alla perfezione…
Insomma cosa dire di negativo su questo ottimo colpaccio dei Violentor? Andando a cercare il pelo nell’uovo si potrebbe appuntare che il packaging dell’album (formato digipack) “all black”, scarno, con logo rosso e 4 teschi rossi possa dare a chi non conosce la band, un’impressione che si tratti di una fredda band nordica dedita a un Black Metal intransigente (anche per le fattezze spigolose del logo) ma in fin dei conti è roba da poco, contenti loro contenti tutti.
Non c’è altro da dire su quest’album, se non che dovete assolutamente farlo vostro, perché band underground così cazzute vanno supportate.
La Toscana brucia… i Violentor hanno iniziato a fare terra bruciata!

Torrrmentor

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