martedì 5 aprile 2011

Recensione - HOS


HOS – The Beginning
(2011, Punishment 18)

Dal Veneto all’improvviso, con addosso gilet di jeans, toppe e borchie giungono alla ribalta i giovani HOS, interessante promessa del Thrash italiano, che già al debutto riescono a strappare un contratto con la Punishment 18, particolarmente attenta alla scena Thrash/Death nostrana.
La ricetta con cui è stato composto questo The Beginning non sarà certo un trionfo di originalità, ma sufficiente per poter affermare di aver fatto un album di più che buona fattura , come quelli di una volta, senza modernismi né tentativi di rivoluzionare, ma solo tanto Thrash incazzato e votato all’headbanging.
Tra i principali riferimenti del quartetto possiamo senza dubbio citare i Kreator degli esordi, ma anche gente del calibro dei Morbid Saint o Demolition Hammer, influenze sicuramente pesanti, che se fossero anche solo un tantino più marcate farebbero gridare al plagio, ma hanno il merito di fermarsi un passo prima, ma passiamo ad analizzare più nel dettaglio l’album.
FALLOUT apre il tutto, introdotta da un intro, e sembra una bomba pronta ad esplodere, e ciò avviene nel distruttivo finale da scapocciamento selvaggio, che prosegue anche con la successiva ANNHILATION OF SOCIETY, che però cala di tono nella parte centrale, riprendendo vigore nel finale.
La voce del singer è cattiva come il Petrozza di Endless Pain, peccato che ogni tanto cada nella monotematicità. La batteria viaggia sicura. Basso e chitarra hanno il loro bel da fare, anche se in particolare quest’ultima potrebbe essere migliorabile, soprattutto nella parte solista. Altri brani da segnalare sono anche NO MORE TRAITORS in cui i cori danno maggiore compattezza,  ma anche EARTHQUAKE, che come da titolo è un vero e proprio terremoto, pezzo da sicuro pogo incessante in sede live, e l’orecchiabile WE ARE H.O.S. con cui si chiude The Beginning.
In conclusione si può dire con certezza che i ragazzi ci sanno fare! Questo debut album, anche se con qualche difetto, è un ottimo biglietto da visita, e con una maggiore maturazione potremmo sicuramente ritrovarci a parlare, magari per il secondo album, di una band che può definirsi come una band interessante del Thrash italiano. Per ora si parla di promessa, una maggiore maturazione del sound e un songwriting più personale sono d’obbligo per potersi migliorare, il rischio è quello di cadere nell’eccessiva derivazione, e sarebbe un peccato. Staremo a vedere se gli H.O.S. sono o no una band su cui puntare: l’età gioca dalla loro parte e l’entusiasmo c’è… chissà… Se tutto va bene i 4 ragazzi veneti potranno togliersi un bel po’ di soddisfazioni. In bocca al lupo!

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