giovedì 3 marzo 2011

Recensione - BIFROST


BIFROST - Fehu
(2010, Autoprodotto)

I grandissimi Opeth devono aver ispirato un’intera generazione di giovani musicisti, a giudicare dalla quantità impressionante di band su cui si riconosce ben impresso il loro “marchio” musicale: atmosfere cupe e decadenti, talvolta gotiche, attitudini progressive con lievi richiami settantiani nel riffing, brevi accelerazioni di scuola Death, alternanza di growling e clean vocals.
E’ però spesso difficile riuscire a “staccarsi” dal proprio background per riuscire a proporre qualcosa di nuovo e unico. I Bifrost ci sono riusciti? Sì e no.
Di sicuro la proposta è interessante, e se non altro curiosa, per quanto riguarda i testi: differentemente dagli Opeth, non troviamo nessuna poesia oscura, nessuna metafora gotica, nessun testo psicotico… I testi si rifanno esclusivamente alla tradizione Viking, narrando infatti le questioni inerenti Asgard, il Fimbul Winter e quant’altro. Le canzoni dell’ep, cinque più un’intro (per una durata complessiva di circa mezzora), hanno tutte il titolo formato da una sola parola, ma musicalmente non troviamo nessun’atmosfera epica e battagliera, bensì un convincente Prog/Gothic/Death di chiara e (forse anche troppo) evidente ispirazione Opethiana.
Come già anticipato, Fehu comincia con un brano strumentale di pianoforte molto gotico e malinconico, che si allaccia ad ASGARD, pezzo interessante e convincente in tutte le sue parti. Qui oltre ai riferimenti Prog/Death degli Opeth ci ho trovato anche associazioni ai primi, stupendi Tristania, e la cosa mi ha fatto molto piacere. Successivamente si colloca HRIST, incazzoso e psicotico che preannuncia il pezzo migliore dell’ep, NIDHOGGR: qui le radici Opethiane si fanno sentire in tutta la loro maestosità, soprattutto circa i primissimi seminali Opeth, quelli degli ispiratissimi Orchid e Morningrise. Tuttavia devo citare che nel “rallentamento” della parte della canzone (comincia a 1:46), ho trovato a livello strumentale una similitudine troppo evidente a In Mist She Was Standing appunto degli Opeth (per essere precisi, la parte strumentale che nel pezzo degli Opeth comincia a 5:33). Quello è stato un giro che ci ha fatti sognare tutti all’epoca, è vero, ma forse variarlo un po’ e non proporlo praticamente identico sarebbe stata una scelta più azzeccata.
Poi è il turno di FIMBULVETR, tetra e inquietante nei suoi oltre 8 minuti di durata. Infine troviamo la title track, FEHU, che come tutti i brani conclusivi dei dischi degli Opeth è epica, maestosa e conclusiva, e la assocerei maggiormente alle sonorità più dure di My Arms, Your Hearse.
Tecnicamente, i Bifrost sono impeccabili e soprattutto, c’è da riconoscerlo, sanno il fatto loro. A livello di produzione non ci attestiamo su altissimi livelli, ma questo, a mio avviso, offre interessanti spunti alla proposta, permettendoci di “respirare” nuovamente le atmosfere sognanti dei primi anni 90, quando non si avevano a disposizione tutta la tecnologia di ora e i “rumori” di sottofondo davano molto più carisma ai dischi (basti pensare a quei black-metaller che non riescono ad ascoltare nessun album super-prodotto... quelli sono proprio affezionati ai rumori di registrazione, e posso capirli!). Particolarmente sono rimasto impressionato dal cantante, in tutti e due i suoi stili: come growling è facilmente associabile a Mikael Akerfeldt, e la cosa non potrà che far piacere a tutti i fans dell’originale. Mentre come clean vocals richiama maggiormente il cantato sofferto di Aaron Stainthorpe (My Dying Bride), unite ad alcuni vocalizzi che vi farà ricordare gli Anathema più squisiti del loro periodo di transizione (dischi di riferimento: Eternity e Alternative 4).
I Bifrost sono bravi, veramente bravi. Mi auguro che il loro futuro musicale sia roseo, perché c’è sempre bisogno di musica seria in un panorama musicale stremato dalla dittatura della sotto-cultura di “Amici” e degli altri talent-show. Soltanto, mi piacerebbe col tempo assistere a un progressivo allontanamento dei Bifrost dai richiami agli Opeth, che in alcuni punti sono forse un po’ troppo evidenti. In ogni caso, questo Fehu contiene un bel po’ di roba che potrà soddisfare i timpani degli amanti del genere.

Grewon

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