domenica 14 novembre 2010

Recensione - ANCIENT BARDS


ANCIENT BARDS - The Alliance Of The Kings
(2010, Limb)

Per uno come me che seppure ascolta pressoché tutti i sottogeneri del Metal ha avuto la sua primaria formazione sognando sugli arpeggi di Luca Turilli e le sinfonie di Alex Staropoli, suscita una grande emozione l’opportunità di poter recensire il disco di questo combo romagnolo che, a detta di molti, viene identificato come il degno successore dei Rhapsody Of Fire. E penso che sia un grande onore anche per gli stessi Ancient Bards il poter essere considerati tali da molte persone, visto che ricalcano così palesemente le orme dei maestri triestini.
Tuttavia non fraintendetemi: non c’è assolutamente nulla di “scopiazzato” in quanto proposto dagli Ancient Bards, che nonostante siano appena al loro album di debutto hanno dimostrato di avere carattere e soprattutto di avere le idee chiare su ciò che vogliono proporre. E i risultati una volta tanto sono dalla loro, e la cosa non può che rendermi contento. Comincio prima di tutto a parlare delle analogie con i Rhapsody Of Fire, per poi trattare delle differenze.
La loro etichetta, neanche a farlo apposta, è la tedesca Limb, quella che ha affiancato i Rhapsody per tutto lo svolgimento della Emerald Sword Saga, un concept fantasy suddiviso in quattro album più un ep. La Limb, ad ogni modo, è da circa vent’anni che sembra essersi specializzata proprio nell’ambito musicale che va dal Power Metal classico a quello epico/sinfonico, passando in mezzo da quello neoclassico. E il risultato a livello di produzione si vede: anche se non ci si trova ai livelli della miliardaria Nuclear Blast, il suono proposto è comunque pulito e adeguatamente livellato, senza nessuno strumento che prevarica sugli altri. Ottimo lavoro sotto quest’aspetto quindi.
Il disco è composto da un’intro di narrazione seguita da nove tracce cantate in inglese con qualche inserto in italiano qua e là, la stessa struttura adottata dai Rhapsody nella loro Emerald Sword Saga. Anche gli Ancient Bards, volendo ispirarsi ai Rhapsody, hanno proposto una storia non troppo distante da quella scritta da Turilli: qui non c’è la spada di smeraldo ma in compenso c’è una spada di cristallo nero, attorno alla quale ruota tutta la storia e l’intreccio di guerra, amore e coraggio trattate nell’album, ovviamente ancora al primo capitolo.
Le analogie coi Rhapsody Of Fire, tuttavia, finiscono qui. Musicalmente infatti gli Ancient Bards se ne discostano in maniera sfacciata e se vogliamo anche arrogante! E questo, sappiatelo, è un pregio: sono dei ragazzi decisi, che sanno il fatto loro, e lo dimostrano in maniera sublime e senza incertezze. La principale particolarità di questa band è l’utilizzo della voce femminile, che per una volta tanto non è la solita voce lirica da mezzo soprano con cui Tarja Turunen ci deliziò alla fine del 20° secolo, ma che ormai è stata copiata da così tante band da spingerci a fermare il lettore non appena sentiamo qualcosa del genere. La singer degli Ancient Bards, invece, canta di voce piena e lo fa con una potenza esemplare, tanto da arrivare in alcuni punti dell’album a sfiorare i limiti dello screaming, senza però mai stonare e soprattutto senza annoiare. Io generalmente preferisco sempre la voce maschile nel Metal, in quanto si possono ottenere più sfumature e modi di cantato diversi, ma anche la gentil fanciulla addetta al microfono negli Ancient Bards sa difendersi benissimo e proporre un cantato a tratti dolce e suadente e a tratti aggressivo, risultando stranamente convincente. Magari i puristi del Power Metal continueranno a storcere il naso per questo motivo, ma quantomeno è stato proposto qualcosa di diverso, e comunque è stato proposto bene, quindi non c’è nulla da obiettare.
Non essendo io un musicista non mi dilungherò certo in discussioni sulla precisione tecnica dei vari musicisti, perché farei una pessima figura da incompetente patentato. Mi soffermo giusto due righe su una particolarità che mi ha lasciato a bocca aperta: gli assoli di basso! Mai in una band di Power sinfonico avevo ascoltato degli assoli realizzati interamente dal solo basso, ma d’altra parte non ci si poteva aspettare altro da un bassista che suona col John Myung 6 corde… la classe non è acqua!
Se devo necessariamente trovare un punto a sfavore dell’album, posso soltanto dire che magari alcuni (rarissimi) passaggi musicali mi sarebbero piaciuti di più se affrontati in modo diverso, perché a mio avviso son sembrati prolissi o ripetitivi, ma si tratta comunque di un qualcosa che risente esclusivamente dei gusti personali, e comunque non si può davvero chiedere di più da un disco di debutto, che di debutto non sembra nemmeno! Sembra piuttosto il disco di una band con almeno quindici anni di esperienza musicale alle spalle.
Il riscontro positivo che ha avuto questo disco è, una volta tanto, ben meritato. La scena del Power Metal in Italia si sta piano piano facendo strada grazie alle vecchie glorie sempre attive e anche grazie alle eccezionali reclute come i milanesi Derdian e anche questi Ancient Bards, che lasciano intravedere un futuro pieno di belle canzoni. Speriamo che il popolo italiano sia altrettanto all’altezza per poterli apprezzare come meritano.

Grewon

Contatti: